Storia

Storia e  Genealogia della Imperiale Famiglia Angelo Comneno Ducas o Angelo Flavio Comneno Ducas – 2007 edita dall’Accademia Angelico Costantiniana di lettere arti e scienze 

Une randonnèe à travers l’Histoire d’Orient (Les Comnènes et les Anges-Comnènes) Ida Auda-Gioanet

LA CASA ANGELO-COMNENO DI TESSAGLIA ED EPIRO

Erede della potenza economica e militare dell’Impero d’Occidente, Costantinopoli continuò a rappresentare, per oltre un millennio, l’idea romana dell’universalità.

Capitale politica, religiosa ed economica Costantinopoli divenne punto di convergenza e di riferimento di tutto l’Oriente Cristiano. 

A nord ed a est dell’Impero, gli Stati cristiani, pur senza consentire alcun controllo politico, riconoscevano l’alta sovranità del Basileus al quale anche gli slavi e scandinavi guardavano con riverenza.

La dignità ed il prestigio della Corte, dove l’elemento imperiale e quello ecclesiastico erano perfettamente fusi, spinsero i Sovrani occidentali, anche in epoche in cui il potere politico era estremamente debole, a cercare di concludere alleanze matrimoniali con la Famiglia regnante di Costantinopoli.

Dal momento in cui l’Impero Romano d’Oriente si costituì in modo autonomo, sino alla sua caduta ad opera delle orde ottomane guidate da Maometto II , le Dinastie che regnarono sul grande Impero bizantino furono: la Casa di Teodosio (379-457), la Casa Trace (457-518),la Dinastia Giustinianea (518-602), la Casa degli Eraclei, poi Casa Frigia (610-711), la Dinastia Isaurica (717-802), quella Amoriana (820-867), la Dinastia Macedone (867-1056), la Dinastia dei Ducas (1059-1078), la Casa dei Comneno (1081-1185), quella degli Angelo, poi Angelo-Comneno (1185-1204), gli Imperatori Latini di Costantinopoli (1204-1261), gli Imperatori di Nicea, poi a Costantinopoli, con i Lascaris, i Dukas-Vatatzes e i Ducas-Lascaris (1204-1261), la Dinastia dei Paleologo (1261-1453), più volte unita per alleanze matrimoniali con gli Angelo-Comneno, i Dukas e i Lascaris, di nuovo con la Casa Angelo-Comneno, poi con quella degli Orsini, che regnarono sull’Epiro, Tessalonica e Tessaglia (1224-1348) ed infine il Despotato, poi Impero Greco di Trebisonda con gli Angelo-Comneno, che chiuse definitivamente l’esistenza del grande Impero Romano d’Oriente nel 1461 ad opera di Maometto II .

L’apogeo dell’Impero Romano d’Oriente si ebbe fra il IX ed il XI secolo, quando sul trono di Costantinopoli regnò la Dinastia Macedone, sino a Basilio II (867-1025). La sua morte portò all’affievolimento dell’autorità imperiale ed alla decadenza della potenza politica e militare dell’Impero, attaccata da ogni lato da arabi, selgiuchidi, normanni, peceneghi, bulgari.

Al crollo della potenza in Asia si aggiunse la perdita definitiva dei possedimenti italiani ed un indebolimento nell’area balcanica.

L’ascesa al trono della nuova dinastia dei Comneno (1057-1185) discendente dalla “Gens Iulia Flavia”, portò ad un certo rafforzamento delle posizioni militari nei territori costieri dell’Asia Minore e in Grecia, ma non riuscì a restituire all’Impero la posizione egemonica di cui aveva goduto fino al 1205.

Quando all’epoca di Basilio II , della Dinastia Macedone, i Comneno apparvero per la prima volta nella storia, risiedevano nell’Anatolia, forse originari di “Comne”, membri della grande feudalità e proprietari di vasti territori in Bitinia.

Stando alle famose “Carte Farnesiane” conservate nel Grande Archivio di Napoli (fasc 1261 n. 6). L’origine dei Comneno, come pure degli Angelo, deve ricercarsi fra mito e realtà storica, risalendo a Dardano, Re di Frigia, da cui Erittonio ed Ipsos, Re di Troia, per arrivare ad Enea, Re del Lazio ed alla sua discendenza che porta ai Re di Roma. Da questi derivano, attraverso gli Imperatori della Città Eterna, fino a Costantino il Grande e poi sino alla loro rispettiva ascesa al trono, le Dinastie dei Dukas, dei Comneno e degli Angelo.

 Manuele fu il capostipite del ramo dei Comneno che conseguirono l’Impero. Egli apparve come Prefetto d’Oriente sotto l’imperatore Basilio II ed uno dei suoi figli, Isacco, a seguito di una rivolta contro il Basileus Michele VI Stratiotico fu proclamato Imperatore nel 1057. La sua ascesa al trono segnò la vittoria della fazione militare asiatica in opposizione all’esercito stanziato in Europa, alla burocrazia ed al Senato.

Osteggiato dalla Chiesa, dalla fazione civile e da una opposizione interna sempre più consistente, Isacco, dopo due anni rinunciò al trono in circostanze tali che non gli fu più possibile far succedere un membro della sua famiglia.

Dopo una breve parentesi i Comneno ritornarono al potere con Alessio I, il Sovrano di più grande levatura dell’intera Dinastia, figlio terzogenito di Giovanni, fratello di Isacco e marito di Irene Dukas.

Cinque Imperatori di questa famiglia si succedettero nell’Impero per oltre un secolo (1081-1185) difendendo energicamente l’assolutismo monarchico, esercitando una notevole influenza nella parte europea ed asiatica dello Stato, dimostrando abilità, intuizione ed energia. L’Impero conobbe un lungo periodo di stabilità istituzionale che gli consentì di impegnarsi nel recupero dei territori perduti nel corso del XI secolo.

Ulteriori progetti tesi alla riconquista dell’Asia Minore, vero cuore dell’Impero, furono interrotti dalla Prima Crociata, i cui ideali apparvero del tutto estranei ai bizantini, che da secoli conducevano, su basi realistiche, la lotta contro i mussulmani.

La guerra santa dell’Occidente contro gli infedeli si convertì lentamente in uno scontro tra la politica latina, le cui ambizioni trovarono sfogo in Siria ed in Palestina e quella di Bisanzio, tesa al rafforzamento dell’Impero, quale baluardo alla pressione mussulmana.

Sfortunatamente gli occidentali non compresero questa realtà, prodromo delle invasioni turche sul continente europeo fino sotto le mura di Vienna e di altre città.

Gradatamente il dominio strategico e commerciale del Mediterraneo passò alle Repubbliche marinare italiane, alle quali l’Impero fu costretto “obtorto collo “a fare concessioni commerciali, compresi ampi quartieri a Costantinopoli ed altrove.

Da questi sorsero i primi “fondachi”, a capo dei quali furono posti dei “Consoli” con l’incarico di occuparsi di quanto potesse occorrere ai mercanti italiani e occidentali. Nacquero così gli istituti dei “Consolati”, che ancora oggi non hanno carattere diplomatico, ma solo amministrativo in difesa degli interessi privati dei cittadini dei vari Paesi da essi rappresentati.

L’odio per gli enormi guadagni dei numerosi ed invadenti mercanti veneziani, portò alla formazione di un fiero nazionalismo economico e politico che sfociò in una specie di rivolta popolare guidata dallo stesso Imperatore Manuele I Comneno, succeduto nel 1143 sul trono costantinopolitano al padre Giovanni II, figlio di Alessio I.

Al suo fiero nazionalismo non fu di ostacolo neppure il fatto che avesse stretto alleanze matrimoniali proprio con i latini, sposando in prime nozze Bertha, figlia di Gerhard Von Pulzibach ed in seconde nozze Maria di Antioca, figlia di Raimondo di Poitiers. Ma tutto ciò non fu che un elemento della crisi economica che aveva colpito tutta l’organizzazione sociale di Bisanzio, travolta susseguentemente da gravissime difficoltà politico-militari.

L’epoca dei Comneno, durante la quale Bisanzio conobbe i suoi ultimi anni di grandezza, va considerata come un periodo di particolare fioritura storiografica bizantina, grazie soprattutto alle opere di Anna Comnena, di Giovanni Cinnamo e di Niceta Coniata, il più acuto e fedele storiografo del suo tempo.

I successi militari riportati dagli Imperatori Comneno furono uno strenuo tentativo di tamponare l’inevitabile processo di restringimento territoriale.

Il disaccordo tra bizantini e latini, aggiunto allo scisma (1054) di Michele Cerulario, che aveva sanzionato la divisione tra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli, resero vana la politica di riconquista ei territori asiatici.

Attaccato da serbi, ungheresi, normanni, l’Impero fu scosso fin dalle fondamenta.

Una violenta rivolta antilatina insanguinò Costantinopoli portando alla ribalta Andronico I Comneno che, fatto strangolare il cugino Alessio II, ne usurpò il trono.

Dopo gli anni della lotta contro l’assolutismo intransigente degli ultimi Comneno, la nobiltà feudale chiamò al soglio imperiale la Dinastia degli Angelo, sotto la quale conservò ed accrebbe la sua potenza.

Il Basileus Andronico I fu ucciso e suo cugino, Isacco Angelo, proclamato Imperatore (1185).

Gli Angelo, come i Comneno, discendevano da quel comune ceppo di grandi famiglie imperiali della antica Roma che trovava origine nella notte dei tempi. Dopo un lungo oblio, risalita la china della storia, si stabilirono a Filadelfia di Lidia, nell’Anatolia. La loro rinnovata potenza fu dovuta al matrimonio di Costantino Angelo con Teodora, ultima figlia dell’Imperatore Alessio I Comneno. Da quel momento le due famiglie alleate acquisirono il cognome Angelo-Comneno.

Grazie alla comune ascendenza la nuova Casa ebbe subito alte cariche, entrando a far parte dell’élite dell’aristocrazia bizantina.

Pur non possedendo le qualità di statista dei tre grandi Sovrani Comneno, Isacco II (che usò anche il nome di Flavio, in riconoscimento della illustre discendenza dai “Giuli Flavi”, Imperatori di Roma con Vespasiano, Tito e Domiziano) riuscì a scacciare i normanni dalla Macedonia e dall’Epiro ed ad allearsi con il Re d’Ungheria Bela III, che sotto Andronico aveva seriamente minacciato l’Impero.

Il periodo finale di governo su Costantinopoli della Dinastia Angelo, che diede all’Impero tre Sovrani, Isacco II (1185-1195), Alessio III (1195-1203) ed Alessio IV (1203-1204), fu caratterizzato da disordini e da un progressivo indebolimento dell’autorità imperiale, che risvegliò le ambizioni territoriali dei magnati locali.

Dopo quasi due secoli di sottomissione i Bulgari si riorganizzarono sotto la Dinastia degli Asen in un nuovo potente Stato (il loro secondo Impero).

La Quarta Crociata, dirottata abilmente dal Doge Enrico Dandolo su Costantinopoli, dietro richiesta di intervento di Alessio IV Angelo, sancì il predominio dell’Occidente Latino ed in particolare dell’espansionismo veneziano sul mondo bizantino.

L’arroganza dei Crociati provocò una insurrezione che, deposti il cieco Isacco II Angelo e il figlio co-imperatore Alessio IV, considerati docili strumenti nelle mani dei Latini, li sostituì con un intransigente nazionalista, Alessio V Dukas Murzuflo, genero di Alessio III (1204).

La reazione latina fu il sacco della, fino ad ora, inespugnata Costantinopoli, che nel corso dei secoli aveva resistito agli attacchi dei Persiani, degli Arabi, degli Avari e dei Bulgari.

Sulle rovine dell’Impero abbattuto, Baldovino, conte di Fiandra e di Hainut, ottenne la dignità di Basileus e la quarta parte dello Stato compresa la capitale. I veneziani si assicurarono i principali porti e la maggior parte delle isole Egee, mentre il resto, secondo l’uso europeo, fu suddiviso in un mosaico di Feudi.

Così l’Impero Romano d’Oriente – ponte di passaggio tra la civiltà orientale e quella occidentale e freno delle mire ambiziose di tutti i popoli barbari desiderosi di espandersi nelle opime plaghe dell’Occidente – fu spazzato dalla miope politica e dai meschini interessi contingenti degli Occidentali.

Ma non tutti i territori assegnati nella divisione dell’Impero poterono essere occupati dai Latini. Sulla costa meridionale del mar Nero e nella Crimea meridionale si costituì l’Impero di Trebisonda sotto gli Angelo-Comneno, mente nelle regioni nord-occidentali dell’Asia Minore prese vita l’Impero di Nicea ad opera di Teodoro I Lascaris, che si fece incoronare e consacrare come legittimo successore al trono bizantino (1208).

Le sue rivendicazioni si scontrarono con le identiche pretese di un altro rappresentante della tradizione bizantina, Michele I Angelo-Comneno (1204-1214), figlio di Giovanni, discendente di Teodora Comneno e di Costantino Angelo il quale nel lontano Epiro, sulla costa adriatica, aveva dato vita al Despotato omonimo.

Il suo Regno, comprendente tutto il territorio di Durazzo, fino al golfo di Corinto, rappresentò’ nella politica balcanica un centro di unificazione, contrapponendosi ai medesimi disegni perseguiti dall’Impero di Nicea.

Il fratellastro e successore, Teodoro I Angelo-Comneno (1214-1230), organizzò ancora più saldamente lo Stato, la cui capitale Arta, divenne un centro di continuità bizantina nella penisola balcanica ed il rifugio di quanti non volevano sottostare al dominio latino.

L’impetuosa azione di Teodoro portò alla conquista della Tessaglia, di alcuni territori della Macedonia e all’annessione del debole Regno Latino di Tessalonica (1223), in pieno sfacelo dopo la morte di Bonifacio di Monferrato.

In seguito a questi successi il Despota Teodoro Angelo-Comneno ricevette la corona di Basileus dalle mani dell’Arcivescovo di Acrida nella città di San Demetrio (1224), presentandosi come l’erede degli Imperatori di Costantinopoli, in contrapposizione ai Lascaris.

L’egemonia del Despotato sulla regione balcanica provocò’ l’intervento dello zar bulgaro Ivan II Asen che a Klokotnitsa sulla Maritza (1230) distrusse l’esercito di Teodoro I Angelo-Comneno, frantumando ogni suo sogno egemonico.

Il fratello Manuele, che gli succedette nel Despotato d’Epiro, non riuscì a conservare le pretese al trono di Costantinopoli, di modo che l’Impero Greco–Occidentale fu ridotto ad un ruolo di secondo piano.

La prematura morte di Manuele riportò alla ribalta l’indomito Teodoro il quale benché cieco riuscì a conservare al figlio Giovanni il titolo di Despota di Tessalonica ed al nipote, Michele II, figlio naturale di Michele I, il Despotato d’Epiro.

L’opera diplomatica di Teodoro non sortì alcun risultato quando, morto Giovanni, sostituito con il figlio minore Demetrio, un complotto consegnò Tessalonica ed il nuovo Despota al Basileus niceno Giovanni III Ducas Vatatzes, che raddoppiò l’estensione del suo impero.

L’ultimo interprete delle speranze rimase Michele II, detto “il Santo”, come tale venerato in Oriente, che dopo avere riconquistato gran parte dei territori sottratti dai Bulgari, facendo coincidere i suoi confini con quelli di Nicea, cominciò ad accarezzare l’idea di restaurare l’antico Impero.

Forte della sua ricca rete di alleanze e di parentele, Michele II, dopo avere innalzato come arma di famiglia l’aquila bicipite, a sostegno delle sue pretese al trono imperiale , mosse contro l’Impero Niceno.

Nella pianura di Pelagonia (1259), la coalizione epirota venne sbaragliata dal nuovo Basileus niceno, Michele VIII Paleologo, che sull’onda della vittoria, dopo avere invaso l’Epiro e la Tessaglia, costringendo gli Angelo-Comneno a rifugiarsi a Cefalonia, riconquistò Costantinopoli, ricevendovi la consacrazione imperiale (1261).

Michele II , dopo il forzato esilio, grazie all’appoggio del genero, Manfredi Hohenstaufen di Svevia, Imperatore di Germania e di Sicilia, riprese possesso dell’Epiro con la forza delle armi continuando a combattere per quelli che considerava i suoi diritti imperiali. Solo dopo essere stato nuovamente battuto militarmente (1264), il Sovrano Epirota perse ogni speranza di entrare in possesso del trono di Costantinopoli.

La morte di Michele II mise fine all’Impero Greco-Occidentale, che si sfaldò nel Despotato d’Epiro, dove assunse il potere l’erede legittimo, Niceforo I e nel Regno di Tessaglia dove si impose Giovanni “il Bastardo” (1271-1295), al quale l’Imperatore conferì il titolo di Sebastokrator.

L’abitudine all’indipendenza ed il ricordo degli anni di gloria della Casa accesero l’ambizione del bellicoso Principe di Tessaglia che riprese a combattere per quelli che considerava i suoi diritti, alleandosi con tutti i nemici esterni di Bisanzio.

La sua politica da difensiva assunse toni sempre piu’ minacciosi giungendo ad un’aperta rottura con l’Imperatore le cui truppe, pima di essere respinte, giunsero fin quasi sotto le mura della capitale tessala, Neopatria.

Tuttavia il corso degli eventi nello Stato greco separatista era oramai segnato; l’incensante lotta contro l’Impero, lo stato di continua belligeranza con il Despotato d’Epiro e la morte di Giovanni I posero fine ad ogni velleità espansionistica. Della forza imponente che la Tessaglia aveva avuto sotto il Regno del Sebastokrator non rimase che un pallido ricordo.

Il figlio Costantino, che ne raccolse l’eredità,  riuscì a malapena a conservare una parvenza di Stato che cessò di esistere con la morte del successore, Giovanni II (1303-1318) .

La pretensione al Principato tessalico venne raccolta da Bartolomeo (1254-1321), figlio di Giovanni, secondogenito legittimo di Michele II Angelo-Comneno, stabilitosi in Italia per seguire i vasti interessi diplomatici ed economici della sua Casa.

Con Bartolomeo, il ramo degli Angelo-Comneno di Tessaglia prese stabile dimora, prima nell’Italia meridionale, dove i suoi diritti e privilegi furono riconosciuti da Sovrani e Pontefici, poi alla fine del XVI secolo nelle Marche , ove possedevano vaste terre, all’ombra protettrice della Santa Sede, abbandonando per sempre i progetti di restaurazione nel Principato greco.

Nel 1480 la Famiglia, lasciato l’antico stemma, adottò, quale “arma piccola” unico scudo d’azzurro a fascia d’oro, accompagnato da due stelle d’oro a otto raggi, una in capo ed una in punta, mentre lo stemma aulico fu cosi’inquartato:

interzato in palo: nel I d’azzurro alla fascia accompagnata da due stelle di otto raggi, una in capo ed una in punta, il tutto d’oro (Angelo); nel II, a tre campane di nero poste 2 e 1; sul tutto uno scudetto d’oro a tre fasce di nero (Comneno); nel III d’azzurro, alla croce greca d’argento (Ducas).

Tutto nel cuore dell’aquila bicipide spiegata d’oro, linguata di rosso e armata d’oro, le due teste coronate con la corona imperiale bizantina, tenente nell’artiglio destro uno scettro d’oro ed una spada d’argento manicata d’oro e nel sinistro il globo imperiale sormontato da una crocetta greca.

Cimiero: un Angelo al naturale, con le ali chiuse d’oro, vestito d’argento, coronato con la corona imperiale bizantina con infule tenente con la destra alzata una palma di verde e con a sinistra il globo imperiale sormontato da una crocetta greca d’oro. Corona: imperiale bizantina con infule. Infule: d’argento, caricate da una crocetta greca d’oro. Padiglione: rosso, foderato d’armellino, con frange e nappe d’oro. Motto: “in hoc signo vinces”.

Unioni ed alleanze matrimoniali della Casa Angelo-Comneno con le famiglie di alcuni Pontefici, come i Carafa ed i Piccolomini, legarono sempre più la dinastia imperiale bizantina alla Santa Sede. Ne’ vanno dimenticate le più volte reiterate alleanze matrimoniali con famose Case Sovrane, principesche e nobili d’Occidente e d’Oriente, tra i quali citiamo i Lascaris, i Ducas, i Paleologo, i Cantacuzeni, i d’Angiò, i  Sulzabach, gli Hohenstafen, i Conti di Poitiers, i Principi di Antiochia, i Re d’Ungheria, i Marchesi di Monferrato, i Re di Aragona, i Capetingi, i Re di Castiglia , i Principi Chutlubeg di Crimea, i Re di Cipro, i Re di Georgia, i Nemagna di Serbia.

I diritti e privilegi sovrani, quindi la “Fons Honorm” e lo “Jus Maiestatis”, che nella seconda metà del 1200 Michele VI Paleologo aveva riconosciuto a Michele II Angelo-Comneno di Epiro e Tessaglia e ai suoi eredi e successori, lato verbo e all’infinito (Biblioteca Vaticana Codex Vatic. Lat. 11752 fol. 83), furono riconosciuti nel 1500 anche da Papa Giulio III il quale confermò tutti i privilegi concessi non solo dai Sovrani, ma pure dai Pontefici suoi successori, Callisto III, Pio II, Sisto IV, Innocenzo VIII e Paolo III (Arch. Vatic. Arm. LIV vol. 10 fol. 122).

Nel processo esecutoriale di Papa Giulio III a favore di Girolamo, Principe di Tessaglia – avo diretto dell’attuale Capo della Casa e del fratello Andrea, Duca e Conte di Divastro, questi sono definiti “discendenti diretti degli imperatori di Costantinopoli”, specificando come appartenenti “Ad Nostam Provinciam Marchae Anconitanae “ (Ach. Vatic. a. 1550 VIII 20).

Papa Paolo VI con Bolla “Cum Praedecessores Nostri” del 15 apile 1559, rilasciata a favore di “Hyeromino Angelo Thessaliae Principi ac Drivastensi Sedis Apostolicae Comiti ac capitaneo”, confermo’ i privilegi concessi a suoi avi dai Sommi Pontefici Callisto III Borgia, Pio II Piccolomini, Sisto IV Della Rovere, Innocenzo VIII Cibo, Paolo III Farnese e Giulio III Del Monte (Arch. Vatic. Arm. LIV vol. 10 Fol. 247).

Geronimo fu poi ospitato in Roma dallo stesso Pontefice e nominato Patrizio Romano, acquisendo il diritto di cittadinanza (Arch. Capit. fol. 107-108).

Nelle lettere testimoniali in data 6 ottobre 1679 rilasciate dai Conservatori di Roma (Arch. Capit. per la Famiglia “Angela Flavia –Comnena-Paleologa ecc”) si legge “… omnes descendentes ex dicta Familia sint perpetui…. tamquam haeredes Constantini Magni Fundatores et Benefactores Basilicarum Vaticani, Laterani, Sancti Pauli, Sanctae Crucis, Sanctae Agnetis etc. et aliarum religiosarum molium Constantinianarum .. « . Cio’ dimostra quanto stretto fosse il legame tra la Casa Angelo-Comneno e la Santa Sede (negli archivi della Casa Imperiale degli Angelo-Comneno di Tessaglia della branca delle Marche sono conservate in copie autentiche, rilasciate dalla Santa Sede, trentacinque bolle di sommi Pontefici).

Delle suddette testimonianze e riconoscimenti si fecero portavoce anche il Re di Spagna, Filippo II (10/04/1595), l’imperatore Ferdinando II (3/2/1630), l’Elettore di Baviera (8/7/1667), l’Imperatore Leopoldo (25/6/1671) come si ricava da “Privilegia Imperialia Confirmationes Apostolicae diplomata Regnum et Principum ad favorem Familiae Angelae Flaviae Comnenae Imperialisque Militiae Angelicae Aureate Constantinianae sub Titolo S.Georgii-Venetia 1671”.

Verso la metà del 1800 la branca marchigiana della Casa Angelo-Comneno si trasferì’ a Roma dove il Principe Gaspare Pietro, Capo della Famiglia, per volontà di Sua Santità Pio IX venne nominato – Con Senatus Consultum della Città Eterna in data 24 maggio 1862 Cittadino e Nobile di Roma.

Il ramo suddetto della banca marchigiana , che appartiene alla Chiesa Greca e dipende dal Patriarcato Greco –Melchita cattolico di Antioca e di tutto l’Oriente, d’ Alessandria e di Gerusalemme è oggi rappresentato dal Principe Mario Bernardo Angelo-Comneno di Tessaglia, Capo di nome e di Arme della Casa , autorizzato con Decreto n. 419/53 n data 8 maggio 1954 dal Cardinale Vicario di Roma ad assumere il nome di “Michele “ venendo cosi a chiamarsi “Michele III” in ricordo del grande avo Michele I Angelo-Comneno di Tessaglia e d Epiro.

Con Decreto di Papa VI la Famiglia gode del privilegio di una Cappellania perpetua, regolarmente officiata, sia in rito latino che in rito bizantino.

Con Rescritto in data 11 luglio 1985, Sua Santità Giovanni Paolo II, dopo avere premesso che il Principe Maro Bernardo è il Capo della Casa Principesca degli Angelo-Comneno e confermato il diritto di privilegio perpetuo dalla Cappellania, ha esteso tale prerogativa a tutti gli eredi e successori all’infinto quali Capi della Dinastia Angelo-Comneno.

Così una Famiglia proveniente da Troia, divenuta grande a Roma, tornò in Asia Minore con Bisanzio e da li di nuovo con il ramo della branca marchigiana a Roma , Il tutto secondo gli imperscrutabili disegni della gande mano di Dio.

Roma aprile 1987

Fabrizio Ferri

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